• ’It’s a crisis, not a change’: the six Guardian language changes on climate matters

    A short glossary of the changes we’ve made to the Guardian’s style guide, for use by our journalists and editors when writing about the environment
    In addition to providing updated guidelines on which images our editors should use to illustrate the climate emergency, we have updated our style guide to introduce terms that more accurately describe the environmental crises facing the world. Our editor-in-chief, Katharine Viner, said: “We want to ensure that we are being scientifically precise, while also communicating clearly with readers on this very important issue”. These are the guidelines provided to our journalists and editors to be used in the production of all environment coverage across the Guardian’s website and paper:

    1.) “climate emergency” or “climate crisis” to be used instead of “climate change”

    Climate change is no longer considered to accurately reflect the seriousness of the overall situation; use climate emergency or climate crisis instead to describe the broader impact of climate change. However, use climate breakdown or climate change or global heating when describing it specifically in a scientific or geophysical sense eg “Scientists say climate breakdown has led to an increase in the intensity of hurricanes”.

    2.) “climate science denier” or “climate denier” to be used instead of “climate sceptic”

    The OED defines a sceptic as “a seeker of the truth; an inquirer who has not yet arrived at definite conclusions”. Most “climate sceptics”, in the face of overwhelming scientific evidence, deny climate change is happening, or is caused by human activity, so ‘denier’ is more accurate.

    3.) Use “global heating” not “global warming”
    ‘Global heating’ is more scientifically accurate. Greenhouse gases form an atmospheric blanket that stops the sun’s heat escaping back to space.

    4.) “greenhouse gas emissions” is preferred to “carbon emissions” or “carbon dioxide emissions”. Although carbon emissions is not inaccurate, if we’re talking about all gases that warm the atmosphere, this term recognises all of the climate-damaging gases, including methane, nitrogen oxides, CFCs etc.

    5.) Use “wildlife”, not “biodiversity”
    We felt that ‘wildlife’ is a much more accessible word and is fair to use in many stories, and is a bit less clinical when talking about all the creatures with whom we share the planet.

    6.) Use “fish populations” instead of “fish stocks”

    This change emphasises that fish do not exist solely to be harvested by humans – they play a vital role in the natural health of the oceans.

    Since we announced these changes, they have been reported widely, shared across social media channels, and even prompted some other media outlets to reconsider the terms they use in their own coverage.

    The update to the Guardian’s style guide, originally announced earlier this year, followed the addition of the global carbon dioxide level to the Guardian’s daily weather pages – the simplest measure of how the mass burning of fossil fuels is disrupting the stable climate. To put it simply, while weather changes daily, climate changes over years and decades. So alongside the daily carbon count, we publish the level in previous years for comparison, as well as the pre-industrial-era baseline of 280ppm, and the level seen as manageable in the long term of 350ppm.

    In order to keep below 1.5C of warming, the aspiration of the world’s nations, we need to halve emissions by 2030 and reach zero by mid century. It is also likely we will need to remove CO2 from the atmosphere, perhaps by the large-scale restoration of nature. It is a huge task, but we hope that tracking the daily rise of CO2 will help to maintain focus on it.

    Viner said: “People need reminding that the climate crisis is no longer a future problem – we need to tackle it now, and every day matters.”

    https://www.theguardian.com/environment/2019/oct/16/guardian-language-changes-climate-environment
    #terminologie #vocabulaire #journalisme #mots #presse #glossaire

    ping @fil @reka

  • #Goulag

    Durant la période stalinienne - de la fin des années 1920 au début des années 1950 -, vingt millions de Soviétiques et plus d’un million d’étrangers sont passés par les « #camps de travail correctif » ou les « villages spéciaux de peuplement » du Goulag. Quatre millions de détenus et de déportés, de toutes conditions sociales et de toutes générations, sont morts au cours de cette période. La #répression du corps social s’est fortement atténuée après la mort de #Staline, sans pour autant disparaître.
    La #propagande du régime a longtemps occulté la réalité de cette répression. La lumière a été faite en Occident, surtout à partir des années 1970, grâce notamment aux témoignages de rescapés. L’ouverture progressive des archives soviétiques, à la chute de l’#URSS en 1991, a permis aux historiens d’être au plus près de ce qu’a été le Goulag.

    À travers des documents d’archives russes inédits et les photographies poignantes de #Tomasz_Kizny, le Musée de la Résistance et de la Déportation de l’Isère – Maison des Droits de l’Homme est le premier musée en France à consacrer une exposition au Goulag.


    #histoire #exposition #Grenoble #détention #déportation #photographie #glossaire
    visite en compagnie de @isskein

    Quelques photos :


    #cartographie #visualisation

    #Glossaire :

    Des #posters et #affiches (#propagande)

    Staline, à la barre, conduit l’Union soviétique vers un avenir radieux

    Et toi, tu t’es inscrit comme #volontaire ?

    La femme emancipée construit le #socialisme


    #femmes #émancipation

    Jo-Jo la Colombe, affiche de #paix et #liberté

    Et contre-affiches

    Profitez des camps de vacances... soviétiques

    #Boycott. Affiche pour le boycott des #jeux_olympiques de Mouscou, 1980


    #JO

    Et des #dessins

    ping @reka

  • Glossario

    Asilo politico

    All’origine l’asilo designava un luogo inviolabile, sicuro per definizione. Oggi indica una protezione che una persona può richiedere ad uno Stato sul suo territorio, laddove questa sia impossibilitata all’esercizio dei diritti fondamentali e delle libertà democratiche nello Stato di appartenenza. Riguarda quindi persone, in generale, costrette ad uno spostamento coatto.

    Il diritto di asilo è garantito in primo luogo dall’articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del dicembre 1948, ma anche da diversi atti dell’Unione europea e dall’art.10 della Costituzione italiana, senza tuttavia trovare attuazione in una vera e propria legge.
    Cara

    Il cittadino straniero appena arrivato in Italia, privo di documenti di identificazione, che intende chiedere la protezione internazionale, viene inviato nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) per l’identificazione e l’avvio delle procedure relative alla protezione internazionale. I richiedenti asilo dovrebbero restare fino a un massimo di 35 giorni in attesa che la loro richiesta di protezione sia esaminata dalla commissione territoriale competente. Un sistema caratterizzato da centri di grandi dimensioni, costi elevati, bassa qualità dei servizi erogati e isolamento dai centri urbani.

    Ai sensi del decreto legislativo n. 142 del 2015, i CARA dovrebbero essere semplicemente convertiti in “centri governativi di prima accoglienza”, in sostanza sostituiti dai centri governativi per richiedenti asilo a livello regionale o interregionale, i cosiddetti Hub previsti dalla Roadmap italiana.
    Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS)

    Sono immaginati al fine di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza o nei servizi predisposti dagli enti locali, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti. Ad oggi costituiscono la modalità ordinaria di accoglienza. Tali strutture sono individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative, associazioni e strutture alberghiere, secondo le procedure di affidamento dei contratti pubblici, sentito l’ente locale nel cui territorio la struttura è situata. La permanenza dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario al trasferimento del richiedente nelle strutture seconda accoglienza.
    Commissione territoriale

    La Commissione territoriale per il Riconoscimento della Protezione internazionale è l’organo che ha il compito di valutare e decidere in merito alla domanda di protezione internazionale, previa audizione del richiedente. Attualmente ve ne sono 20 sul territorio nazionale.

    Tale organismo è composto da un funzionario della Prefettura, che ha la carica di presidente; un funzionario della polizia di Stato; un rappresentante del comune o della provincia o della regione, e un rappresentante dell’UNHCR.
    I colloqui personali tra richiedente protezione e Commissione si svolgono al cospetto di un solo membro della Commissione, ma la decisione è collegiale. La Commissione, può decidere di riconoscere lo status di rifugiato, concedere la protezione sussidiaria o umanitaria, oppure rigettare la domanda.
    Direttiva “procedure”

    In data 26 giugno 2013, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la direttiva 2013/32/UE – la c.d. nuova direttiva “procedure” – che ha come scopo quello di definire procedure comuni, e non più norme minime, allo scopo del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale.
    Direttiva accoglienza

    In data 26 giugno 2013, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la direttiva 2013/33/UE – c.d. direttiva “accoglienza” – che disciplina la normativa europea relativa all’accoglienza dei richiedenti in attesa del riconoscimento dello status. Obiettivo dichiarato della direttiva è procedere con l’armonizzazione e il miglioramento delle condizioni di accoglienza, anche al fine di limitare i movimenti secondari dei richiedenti all’interno dell’UE.
    Direttiva rimpatri

    La direttiva 2008/115/CE – detta anche “direttiva rimpatri” – disciplina le norme e le procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. Il testo finale è stato adottato in prima lettura dal Parlamento europeo il 18 giugno 2008 e poi definitivamente approvato dal Consiglio il 16 dicembre dello stesso anno. Il fine era da un lato, quello di creare, a livello europeo, una politica di rimpatrio credibile coordinando le legislazioni degli Stati membri, dall’altro, di elaborare norme comuni affinché le persone siano rimpatriate in maniera umana e nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali.

    La direttiva ha suscitato critiche diametralmente opposte. Il risultato finale è stato giudicato da alcuni come un passo avanti nella tutela dei diritti umani, poiché la direttiva stabilirebbe delle norme che costituiscono un minimo comune denominatore, e soprattutto perché l’attuazione di tali norme è soggetta al controllo della Commissione e della Corte di Giustizia. Da molti altri è stato invece fortemente criticato proprio relativamente al riferimento ai diritti umani che, seppur sancito in diversi punti della direttiva, non sempre è stato tradotto in norme chiare, precise e incondizionate, ed è stato invece spesso diluito in formule vaghe ed ambigue.
    Hotspot

    L’Agenda europea sulla migrazione propone la creazione di “hotspot”, letteralmente “punto caldo”, cioè centri sulle frontiere esterne dell’Unione in cui si procederà a registrare i dati personali dei cittadini stranieri appena sbarcati, fotografarli e raccoglierne le impronte digitali entro 48 ore dal loro arrivo, eventualmente prorogabili a 72 al massimo. Nel caso in cui si rifiutino di farsi identificare saranno trasferiti nei Cie al fine di essere identificati e rimpatriati.

    Obiettivo fondamentale è l’identificazione e, quindi, la distinzione immediata tra quanti hanno diritto a fare domanda di protezione e chi invece va rimpatriato, i cosiddetti “migranti economici”, mettendo in discussione il principio fondamentale della necessaria valutazione delle motivazioni personali alla base di ogni singola domanda d’asilo. In sostanza, le forze dell’ordine procederanno

    Sono coinvolti sei porti: Pozzallo; Porto Empedocle; Trapani; Lampedusa, già attivo in via sperimentale; Augusta e Taranto. Anche la Grecia inizia a sperimentare il metodo hotspot.
    Hub

    Previsti dalla nuova Roadmap, ossia la tabella di marcia del Ministero dell’Interno, nella fase di prima accoglienza e concepiti come grandi centri a livello regionale e/o interregionale dove fare un primo screening dei migranti che abbiano espresso la volontà di richiedere protezione. Per la realizzazione di queste nuove strutture verranno riconvertiti i centri per richiedenti asilo (CARA) e i centri di prima accoglienza (CDA). In sostanza, una sorta di centro di smistamento dove le persone dovrebbero restare per poco tempo, per realizzare le operazioni di identificazione e formalizzazione della domanda di protezione ed essere poi trasferiti nei centri di seconda accoglienza, vale a dire nelle strutture della rete SPRAR. Non essendo definito un termine massimo di permanenza, il rischio è quello che si ripresentino le stesse incertezze presenti nell’attuale sistema di accoglienza.
    Principio di non-refoulement

    Il principio di non respingimento è un principio fondamentale del diritto internazionale: infatti, ai sensi dell’art.33 della Convenzione di Ginevra a un rifugiato non può essere impedito l’ingresso sul territorio né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate.
    Per effetto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, il divieto di refoulement si applica indipendentemente dal fatto che la persona sia stata riconosciuta rifugiata e/o dall’aver quest’ultima formalizzato o meno una domanda diretta ad ottenere tale riconoscimento.
    Il refoulement consiste, in sostanza, in qualsiasi forma di allontanamento forzato verso un paese non sicuro.
    Procedura di ricollocazione

    Prevista dalla nuova Agenda europea sull’immigrazione, la “relocation”, consiste nel trasferimento in Europa dei migranti richiedenti protezione arrivati in Italia, Grecia e Ungheria. Si tratta in sostanza di un meccanismo di selezione a cui possono aderire quelle persone in evidente necessità di protezione internazionale, appartenenti cioè a nazionalità il cui tasso di riconoscimento di protezione è pari o superiore al 75% sulla base dei dati Eurostat. In sostanza siriani, eritrei ed iracheni.

    In pratica, dagli hotspot, le persone che vengono selezionate per essere ricollocate vengono prima trasferite negli hubs dedicati, dove si valuta la compatibilità dei profili delle persone con le varie disponibilità di accoglienza degli Stati membri.
    Protezione internazionale

    Nell’ambito della normativa europea, per richiesta di protezione internazionale si intende la domanda che mira ad ottenere lo status di rifugiato o il riconoscimento di protezione sussidiaria. Fino alla decisione sulla richiesta di protezione internazionale, al richiedente viene rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo. Ai fini del riconoscimento di una protezione internazionale devono sussistere gravi violazioni dei diritti umani fondamentali della persona.
    Protezione Sussidiaria

    Una delle forme di protezione che può essere riconosciuta dalla Commissione territoriale competente a una persona richiedente asilo, laddove non possa dimostrare di essere a rischio di persecuzione personale, ma rischi di subire un grave danno (condanna a morte, tortura, minaccia grave e individuale alla vita o alla persona di un civile derivante dalla violenza in situazioni di conflitto armato) per cui non può o non vuole avvalersi della protezione del suo paese. Il permesso di soggiorno per protezione sussidiaria ha una durata di 5 anni, è rinnovabile previa verifica della permanenza dei motivi per cui è stato rilasciato e consente, tra le altre cose, l’accesso allo studio, lo svolgimento di un’attività lavorativa e l’iscrizione al servizio sanitario.
    Protezione Umanitaria

    In concreto una forma residuale di protezione per quanti non hanno diritto al riconoscimento dello status di rifugiato, non hanno diritto alla protezione sussidiaria ma non possono essere allontanati dal territorio nazionale in condizioni di oggettive e gravi situazioni personali. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari viene rilasciato dal questore a seguito di raccomandazione della Commissione territoriale in caso di diniego, qualora ricorrano “seri motivi” di carattere umanitario come ad esempio motivi di salute o di età, oppure vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di insufficiente rispetto dei diritti umani, vittime di carestie o disastri ambientali o naturali, ovvero direttamente su richiesta del cittadino straniero.

    Ha una durata di 2 anni, è rinnovabile, e può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro.
    Regolamento Dublino III

    Il Regolamento Dublino III, entrato in vigore il 1 gennaio 2014, stabilisce, sulla base di alcuni criteri, quale Stato debba farsi carico della richiesta di asilo presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide. Il principio generale alla base del regolamento è che qualsiasi domanda di asilo debba essere esaminata da un solo Stato membro. La competenza per l’esame di una domanda ricade in primo luogo sullo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il primo ingresso nell’Unione europea, salvo eccezioni.
    Regolamento EURODAC (European Dactyloscopie)

    Il regolamento prevede un sistema informatico che gestisce una banca dati europea per il confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo e delle persone che hanno attraversato in maniera irregolare una frontiera esterna dell’Unione. Funzionale all’applicazione del regolamento di Dublino III, in quanto permette di determinare quale Paese è competente ad esaminare una richiesta d’asilo. In sostanza, i paesi dell’UE, attraverso il raffronto delle impronte raccolte nel sistema, possono verificare se un cittadino straniero, ha già presentato una domanda di asilo in un altro paese dell’UE o se è entrato irregolarmente nel territorio dell’Unione dalla frontiera esterna di un altro Stato membro.
    Reinsediamento europeo

    Introdotto dall’Agenda europea sull’immigrazione, il Programma di reinsediamento europeo prevede il trasferimento di persone in evidente bisogno di protezione internazionale da Paesi terzi – come la Turchia, il Libano, la Giordania – verso Stati membri dell’Unione. Il programma prevede il reinsediamento di 20.000 persone in due anni in tutti gli Stati membri secondo criteri di distribuzione come PIL, popolazione, tasso di disoccupazione e numero passato di richiedenti asilo e di rifugiati reinsediati. Il programma si basa comunque su una partecipazione volontaria da parte degli Stati membri.
    Richiedente asilo

    Il richiedente asilo è una persona che, fuori dal Paese di origine, presenta, in un altro Stato, domanda di protezione internazionale o comunque ha manifestato la volontà di chiedere asilo. Un richiedente rimane tale fino alla decisione delle autorità competenti sul riconoscimento dello status di rifugiato o di altra forma di protezione.
    SPRAR

    Il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), la cosiddetta “seconda accoglienza”, è istituito dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale e gestito dall’Anci (l’associazione dei Comuni italiani).

    Il richiedente, che lo richieda, che ha formalizzato la richiesta di asilo e non dispone di mezzi di sussistenza (si fa riferimento all’importo annuo dell’assegno sociale) è inserito nel sistema di accoglienza in centri di secondo livello. Oltre al vitto e alloggio, devono essere erogati servizi come la mediazione linguistica e culturale, corsi di lingua italiana, percorsi di formazione e professionali, orientamento e assistenza legale al fine di favorire l’integrazione. L’accoglienza è prevista per sei mesi, rinnovabili per altri sei ed è comunque garantita fino alla decisione della Commissione territoriale oppure, in caso di ricorso, fino all’esito dell’istanza sospensiva e/o alla definizione del procedimento di primo grado.
    Status di rifugiato

    Ai sensi della Convenzione di Ginevra è rifugiato colui che essendo perseguitato o temendo di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad uno specifico gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche ha abbandonato il proprio paese non potendo o non volendo avvalersi della protezione di tale paese.

    La persona alla quale viene riconosciuto lo status ha diritto ad un permesso di soggiorno della durata di 5 anni, rinnovabile.
    Trattenimento/CIE

    Il trattenimento consiste in una privazione della libertà di cittadini stranieri per ragioni legate al loro status migratorio. Gli stranieri in condizione di ingresso o soggiorno irregolare e in taluni casi abbastanza usuali anche i richiedenti asilo sono trattenuti nei centri di identificazione ed espulsione (Cie) al fine di essere rimpatriati. Non si tratta dunque di strutture di accoglienza, ma di luoghi da cui le persone non possono uscire liberamente, veri e propri centri detentivi.

    Sette sono i Cie attualmente attivi in Italia: Torino, Roma, Crotone, Bari, Brindisi, Trapani, Caltanissetta. La Roadmap italiana prevede la riapertura dei Cie di Milano e di Gradisca. Il cittadino straniero può essere trattenuto al massimo fino a 90 gg, ridotti drasticamente da 18 mesi. Il trattenimento dei richiedenti asilo può durare fino a 12 mesi. Il legislatore lega la durata alla reale e tragica durata della prassi della procedura di richiesta asilo.
    Visto

    I cittadini di Paesi terzi devono essere in possesso di un visto all’atto dell’attraversamento delle frontiere esterne dell’Unione. Per visto turistico si intende un’autorizzazione rilasciata o decisione adottata da uno Stato membro che permette l’ingresso, per breve durata, nei Paesi dell’area Schengen al cittadino straniero che intenda soggiornare per motivi turistici e per un massimo di tre mesi su un arco temporale di 6 mesi.

    Il Regolamento (CE) n. 810/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 luglio 20093, istituisce un codice comunitario dei visti (codice dei visti), stabilendo le procedure e le condizioni per il rilascio del visto di transito o per soggiorni di breve durata, non più di tre mesi, nel territorio degli Stati membri e degli Stati associati che applicano interamente l’acquis di Schengen.

    Il visto UE diventa unico venendo meno quindi la precedente distinzione tra visto di transito e visto di soggiorno.
    Lo Stato membro competente ad esaminare una domanda di visto è lo Stato membro meta unica o principale del soggiorno, ovvero lo Stato membro di ingresso nell’Unione, nel caso in cui non sia possibile stabilire la destinazione principale.

    http://openmigration.org/glossario
    #glossaire #italien #migrations #asile #réfugiés #Italie

  • Les Vierges dites de Guadalupe
    Glossaire et bibliographie

    Georges Lapierre

    https://lavoiedujaguar.net/Les-Vierges-dites-de-Guadalupe-Glossaire-et-bibliographie

    Avec ce glossaire et cette bibliographie prend fin l’essai de Georges Lapierre Vierge indienne et Christ noir, « petite archéologie de la pensée mexicaine », publié en feuilleton sur « la voie du jaguar » d’octobre 2016 à décembre 2017.

    Coatlicue : La femme à la jupe de serpent, Notre Mère ou Tonantzin*, la Terre-Mère qui a donné naissance à Huitzilopochtli*, le Dieu Soleil. On raconte qu’une boule de plumes de colibri s’est posée sur son sein alors qu’elle vaquait à ses occupations. Elle est alors tombée enceinte provoquant la colère de ses enfants, les étoiles et la lune, Coyolxauqui*, qui cherchèrent à la tuer. L’enfant qu’elle portait sortit tout armé de son sein pour combattre ses frères et sa sœur. Aussi appelée Tonantzin (« Notre Mère »), elle avait un temple à Tepeyac où le sanctuaire de Guadalupe a été érigé ; on lui offre des fleurs au printemps.

    #Mésoamérique #religion #glossaire #bibliographie

  • Alt-Right, Alt-Left, Antifa: A Glossary of Extremist Language - The New York Times
    https://www.nytimes.com/2017/08/15/us/politics/alt-left-alt-right-glossary.html?mcubz=3
    #Glossaire #vocabulaire #langage

    Alt-Right

    The “alt-right” is a racist, far-right movement based on an ideology of white nationalism and anti-Semitism. Many news organizations do not use the term, preferring terms like “white nationalism” and “far right.”
    Continue reading the main story

    The movement’s self-professed goal is the creation of a white state and the destruction of “leftism,” which it calls “an ideology of death.” Richard B. Spencer, a leader in the movement, has described the movement as “identity politics for white people.”

    It is also anti-immigrant, anti-feminist and opposed to homosexuality and gay and transgender rights. It is highly decentralized but has a wide online presence, where its ideology is spread via racist or sexist memes with a satirical edge.

    It believes that higher education is “only appropriate for a cognitive elite” and that most citizens should be educated in trade schools or apprenticeships.

    Alt-Left

    Researchers who study extremist groups in the United States say there is no such thing as the “alt-left.” Mark Pitcavage, an analyst at the Anti-Defamation League, said the word had been made up to create a false equivalence between the far right and “anything vaguely left-seeming that they didn’t like.”

    Some centrist liberals have taken to using this term.

    “It did not arise organically, and it refers to no actual group or movement or network,” Mr. Pitcavage said in an email. “It’s just a made-up epithet, similar to certain people calling any news they don’t like ‘fake news.’”

    On Tuesday, Mr. Trump said the “alt-left” was partly to blame for the Charlottesville violence, during which a counterprotester, Heather D. Heyer, was killed.

    #Alt-Right #Alt-Left

  • Pour pouvoir passer en accès libre, tous les journalistes d’un journal scientifique démissionnent
    http://lemonde.fr/campus/article/2015/11/04/pour-pouvoir-passer-en-acces-libre-l-ensemble-des-editeurs-d-un-journal-scie

    "Depuis plusieurs années, de nombreuses voix s’élèvent contre son modèle économique, basé sur l’acquisition des droits de publications de travaux de recherche qui sont pour la plupart financés par de l’argent public."(Permalink)

    #sciences #openaccess #copyright

  • Asilo politico: il glossario

    Un glossario è sempre necessario per delineare i confini in cui si muove un’analisi, una ricerca, un’inchiesta. Il glossario pone le basi della trasparenza delle informazioni e della chiarezza, soprattutto su termini usati dai media spesso in modo approssimativo e quindi a rischio di pesanti confusioni.

    http://viedifuga.org/asilo-politico-il-glossario

    #asile #migrations #vocabulaire #glossaire #terminologie #réfugiés #migrations

  • Open Society Foundations | Media-Friendly Glossary on #Migration

    Le Media-Friendly Glossary on Migration est le résultat d’un projet d’un an, soutenu par Open Society Foundations.

    L’Alliance des Civilisations-ONU (UNAOC) et Panos Institute Europe ont demandé à un comité scientifique composé de huit organisations internationales et de la société civile travaillant dans le domaine de la migration (IDMC, la FICR, l’OIT, l’OIM, le HCDH, PICUM, Tdh et le HCR), de rédiger la première version du glossaire.

    Les définitions établies par ces organisations ont ensuite été examinées par un comité éditorial de professionnels des médias, spécialisés dans la migration et travaillant à The Globe and Mail, à The Guardian, à l’Université de Columbia et au Sydney Morning Herald .


    http://www.asile.ch/vivre-ensemble/2015/02/19/open-society-foundations-media-friendly-glossary-on-migration
    #glossaire #médias #migration #asile #réfugiés #terminologie #les_mots_sont_importants #mots #journalisme

  • A Leader’s Lexicon for the 21st Century | Dissident Voice

    http://dissidentvoice.org/2013/01/a-leaders-lexicon-for-the-21st-century

    Intended to help all 21st Century leaders (Western, of course) when making speeches or statements to the press and their gullible public. N.B.: this is not an exhaustive list, and leaders will invent their own useful words and phrases, freely copied by their fellows.

    Insurgents (also known as terrorists, Mujahideen, Al Qaeda, Taliban, Islamists): bad. We don’t support them.

    Rebels: good. We support them, with weapons and other equipment, training by our own forces (that are not there) because…

    Boots on the ground: we are not going to send in any of our own troops (because they went in secretly last week/month/year).

    Regimes, dictatorships: legitimate governments we don’t support.

    Governments: regimes and dictatorships we do support.

    ‘We are proud of our special relationship’: we buy arms from them.

    ‘Partners’: we sell arms to them.

    Friendly nations: and them. (...)

    #glossaire_politique