Alex Heyoka, producteur
▻https://alexheyoka.com
Production audio-vidéo inclusive et internationale pour les musiciens, labels et groupes de #musique, #paris.(Permalink)
Alex Heyoka, producteur
▻https://alexheyoka.com
Production audio-vidéo inclusive et internationale pour les musiciens, labels et groupes de #musique, #paris.(Permalink)
Blaques Room
▻https://blaquesroom.com
Scène digitale créée par Alex Heyoka, captation images et son d’œuvres musicales et diffusion en streaming sur les plateformes digitales.(Permalink)
Que fait la police ? et comment s’en passer | Les Oreilles loin du Front
▻http://www.loldf.org/spip.php?article1021
Mais que fait la police ? C’est la question que s’est posée Paul Rocher dans son nouveau livre ! Nous démonterons avec lui un certain nombre de clichés et d’idées reçues sur la police (manque de moyens, de formation, qui doit courir après les voyous ou protéger la veuve et l’orphelin•e…). Il s’agira aussi de voir, à travers deux expériences menées en Irlande du Nord et en Afrique du Sud, comment on peut s’en passer. « Que fait la police ? et comment s’en passer » est publié aux éditions La Fabrique. Durée : 1h21. Source : Fréquence Paris Plurielle
▻http://www.loldf.org/archives/22.11.02.P.Rocher.Que.fait.la.police.mp3
Sortir du capitalisme - Par-delà conspirationnisme et hygiénisme : les racines socio-environnementales du covid-19 et sa gestion contradictoire
▻http://sortirducapitalisme.fr/emissions/337-par-dela-conspirationnisme-et-hygienisme-les-racines-socio-e
Une émission qui va au-delà du conspirationnisme négationniste ou relativiste des uns et de l’hygénisme étatiste et individualiste des autres, et propose de penser l’épidémie de covid-19 comme une double crise socio-environnementale et sa gestion comme un produit des contradictions de l’Etat capitaliste - avec Marius et Adrien du Comité pour l’Extension des Courants d’Air. Durée : 2h11. Source : Radio Libertaire
▻http://sortirducapitalisme.fr/media/com_podcastmanager/covidcontradictions.mp3
tiens pourquoi @seenthis n’affiche pas le lecteur du lien MP3 là ? #seenthis_bug
ya quelque chose de triste quelque part, de ne même pas arriver à en discuter ou d’en faire un problème politique, avec certes des divisions mais dont on serait capable d’en discuter
@rastapopoulos mp3 ?
Ton lien ne semble pas commencer par https// .
Les Formats de Compression Audio – On numerise
▻https://www.onnumerise.com/extras/les-formats-de-compression-audio
Caractéristiques comparées des formats audios.
Voir aussi :
– ▻https://www.cta-hifi.com/content/35-dematerialiser-sa-cdtheque-comparatif-des-formats-audio pour une comparaison des pertes/performances
– ▻https://stsaz.github.io/fmedia/audio-formats pour les performances de compression
– ▻https://www.cnetfrance.fr/produits/quel-format-de-musique-numerique-choisir-39161987.htm pour les utilisations par les plates-formes de streaming
#Alessandro_Chiappanuvoli. In ascolto de #L’Aquila
Dal terremoto dell’aprile 2009 il capoluogo abruzzese è ancora un cantiere. Il podcast “#L’Aquila_fenice” racconta l’urgenza di costruire un’identità per la futura città. Partendo dalla rielaborazione collettiva di quanto accaduto.
Se il terremoto ha insegnato qualcosa agli aquilani è a sperimentare, a lanciarsi nelle sfide, a collaborare, a creare nuove realtà e soluzioni dal basso”, dice Alessandro Chiappanuvoli. Giornalista, scrittore, il 6 aprile del 2009 aveva 28 anni e stava per decidere di abbandonare la sua città, per lavorare come cooperante in Sud America dopo essersi laureato in Sociologia della multiculturalità a Urbino. Non se n’è mai andato, però: a luglio ha riassunto tredici anni di vita in un podcast, “L’Aquila fenice”, prodotto da Spotify studios in collaborazione con Chora Media e Maxxi. “La memoria di ciò che è stato è fondamentale -dice- L’Aquila non può permettersi di non essere testimone del proprio terremoto. Non è più la città che stavo per abbandonare, ma un centro nevralgico di sperimentazione. Questo fermento deve essere alimentato. Ricostruite le case andrà ricostruita la città, l’idea di città, e l’identità dei suoi cittadini”.
Attraversare un terremoto cambia l’approccio alla vita nel quotidiano. Porta a chiedersi “quand’è che sono felice?”. Che cosa significa questa domanda per te?
AC Il terremoto è un momento di crisi, individuale e collettivo. Come tale porta con sé un dono, un’opportunità, quella di poter ripensare la propria vita. A me è accaduto nel 2010 quando mi posi la domanda che riporto nel podcast, e la risposta fu facile: “Quando scrivo”. Dopo 13 anni credo che il valore che ho dato a quella domanda e l’approccio alla vita non siano cambiati. La mia esistenza può finire da un giorno all’altro e devo viverla come se fosse sempre l’ultimo giorno, nel lavoro, nei sentimenti, nella socialità e nella vita politica (ovvero nella vita finalizzata alla realizzazione del bene comune). Ogni giorno cerco di andare a dormire sereno, soddisfatto, e così mi sveglio propositivo, energico, con la voglia di fare ancora di più.
“L’Aquila non è più la città che stavo per abbandonare, ma un centro nevralgico di sperimentazione. Questo fermento deve essere alimentato. Ricostruite le case andrà ricostruita la città, l’idea di città, e l’identità dei suoi cittadini”
Nel podcast racconti del grande attivismo post-terremoto, della mobilitazione dei giovani e non solo, di progetti come Casematte e 3e32. Però L’Aquila è stato il primo capoluogo di Regione in cui Fratelli d’Italia (FdI) ha vinto le elezioni, nel 2017. Perché?
AC Le elezioni del 2017 furono controverse. Il candidato del Partito democratico perse al ballottaggio ma era dato come sicuro vincitore. E non credo che la vittoria sia targata FdI, quanto centrodestra. In città si è parlato di faide interne al Pd o di distrazione di voti a sinistra, causati dai movimenti nati dai comitati come il 3e32. Credo che il centro di potere del Pd che ha governato la città durante il terremoto abbia commesso un grave errore, perpetrato ancora nelle amministrative di quest’anno: non dare continuità alla propria azione, non alimentare un ricambio generazionale, non coinvolgere pienamente la grande mobilitazione nata a seguito del terremoto. L’Aquila prima del 2009 era un paesotto piccolo borghese con fulcri di potere ben definiti, il terremoto ha attivato processi di partecipazione strutturati o spontanei, calati dall’alto o nati dal basso. Questa partecipazione andava alimentata e organizzata, poiché un passo indietro è sempre possibile. Poi c’è una cosa che penso da 13 anni: L’Aquila è lo specchio futuro dell’Italia, la mia città è l’Italia tra cinque anni, quel che succede da noi è molto probabile succeda anche nel resto del Paese. Non avrei nulla contro la destra, purché sappia essere progressista, aperta al dialogo, partecipativa, responsabilizzante di tutte le parti sociali. Ciò che la sinistra non sta riuscendo a fare.
Nel tuo racconto dai voce ai giovani aquilani, che erano bambini ai tempi del terremoto.
AC Molti hanno avuto la fortuna di crescere al fianco di persone che si sono spese anima e corpo per L’Aquila, per il suo futuro e per strutturare un’idea di città anche se oggi nessuno sta lavorando per costruire un’idea di città futura. Ci sono intenzioni, protocolli d’intesa, strategie, ma poche azioni concrete, sostenibili, pochissime visioni di lungo periodo. I giovani hanno il diritto al futuro. Noi abbiamo il dovere di indicare la via, loro di sognare. L’Aquila quand’ero giovane era una città da cui scappare, oggi è in continuo mutamento, ma non è ancora una città dove restare. Ecco, forse dovremmo iniziare a chiedere in prestito i sogni dei giovani aquilani per costruire una vera idea de L’Aquila futura.
“L’Aquila fenice” è un podcast in sei puntate scritto da Alessandro Chiappanuvoli, prodotto da Spotify Studios in collaborazione con Chora Media e Maxxi
Una puntata è dedicata al tema della memoria, che non significa semplicemente non dimenticare.
AC Davanti a una crisi personale, dopo il momento del dolore e di emergenza, le strade sono due: chiudere col passato e voltare pagina o metabolizzare quanto accaduto e imparare dai propri errori. Con il terremoto, un momento di crisi collettiva, è diverso: l’unica strada percorribile è la seconda. Bisogna costruire una memoria pubblica che aiuti la comunità a fare pace con l’emergenza, con il dolore, come hanno fatto i cittadini che hanno voluto il Parco della memoria. Questo non solo per non ripetere gli errori commessi -la cattiva gestione degli sfollati, i ritardi nella ricostruzione- e per non affrontare le catastrofi naturali come se fosse sempre la prima volta. È necessario per ricucire le ferite nell’animo della comunità, per rinsaldare lo spirito sociale di mutuo aiuto. La collettività non può vivere in salute con un rimosso. Gli esseri umani costruiscono sul passato una sovrastruttura sulla quale erigere l’esperienza di vita. Oggi invece sembra sia diventato importante soltanto commemorare il dolore, ricordare l’anniversario. Non c’è nulla di più inutile.
Il terremoto ha tenuto L’Aquila ai margini degli effetti della crisi economica, ma rischia di causare una bolla. La città si sta preparando alla fine della ricostruzione?
AC No, né da un punto di vista economico, né da quello socio-culturale. Si vive in una specie di presentismo precario, ma tra qualche anno la ricostruzione sarà ultimata e anche i flussi di denaro per la ripresa sociale smetteranno di arrivare. E se deperisce l’economia della città non so quanto realtà come il museo Maxxi L’Aquila o il Gran Sasso science institute, create dopo il terremoto, possano resistere in un contesto non più in crescita. Basti pensare che una buona parte dei fondi del Pnrr sono stati destinati al recupero del decoro urbano e non a costruire un futuro per le prossime generazioni. Come se fosse possibile per una città di provincia come L’Aquila, che certo non è Firenze, Roma o Venezia, puntare forte sul turismo. Temo che tra qualche anno ci ritroveremo con una città, ricostruita con i soldi degli italiani, bella ma vuota, nuova ma priva d’identità, una cattedrale desertificata, gentrificata.
“Si vive in una specie di presentismo precario […]. Temo che tra qualche anno ci ritroveremo con una città, ricostruita con i soldi degli italiani, bella ma vuota, nuova ma priva d’identità, una cattedrale desertificata, gentrificata”
Hai citato il Gran sasso science institute (Gssi). Quand’è arrivato e perché può rappresentare un modello, in generale per l’Italia interna e le sue università?
AC Il Gssi è un centro di alta formazione che apre la città al mondo e che, fatto non secondario, tenta di concretizzare i saperi che produce. È fuor di dubbio un modello per l’Italia interna e per le università, ed è innegabile la mole di studi che mette a disposizione dei territori. Il problema è che fatica a non essere percepito come la classica astronave scesa dal cielo e non è solo una responsabilità dell’istituto costruire un rapporto con la città e con i cittadini, che va costruito da ambo le parti. È una questione che riguarda il rapporto dei cittadini con la cultura. Se la formazione continuerà a essere percepita solo come un’attività professionalizzante, questo divario diventerà sempre più ampio. Ma il punto, per tornare al Gssi, è questo. Dobbiamo trovare una risposta seria a queste domande: “A che serve il Gran sasso science institute per la quotidiana degli aquilani? Cosa ci può dare culturalmente che non siano benefici superficiali come affitti e introiti economici per i commercianti? Come può migliorare le nostre vite?”. Ecco, troviamo una risposta a queste domande.
Tra i luoghi della cultura, gli spazi che guardano al futuro, elenchi anche il Mercato contadino: che cosa rappresenta?
AC A citarlo è Quirino Crosta, attivista, tra le altre cose, di Slow Food, che ha partecipato in prima linea alla sua creazione. Io lo frequento come acquirente. Posso dire che rappresenta anch’esso un’opportunità e la più evidente: aiutare i produttori locali a raggiungere sempre più ampie fette di mercato e contribuire alla salvaguardia della memoria, dei saperi contadini locali, delle specificità, della biodiversità. Il Mercato contadino è un presidio, un tentativo di resistenza, una realtà che nel suo piccolo già crea cultura, già cambia la prospettiva e alimenta una nuova visione di consumo e di benessere.
#tremblement_de_terre #Italie #Abruzzes #identité #experimentation #mémoire #reconstruction #crise #Casematte #3e32 #mémoire_publique #Gran_sasso_science_institute (#Gssi)
Alcool et colonisation | Des colonisations
▻https://spectremedia.org/podcast/alcools-et-colonisation-2-profits-et-contrebandes-dans-les-empires-2-2/?playing=889
Dans cette nouvelle série, Des Colonisations vous propose d’aborder la colonisation à travers un objet anodin, quotidien, qui peut paraître léger, festif, et que vous ne manquerez sans doute pas de croiser au cours de ces longues soirées d’été : l’alcool. Du vin au rhum, de la bière à l’alcool de riz, quels sont les rapports entre alcool et colonisation ? Comment la production et la consommation d’alcool sont-elle étroitement liées à des dynamiques coloniales et impériales ? Dans ce premier épisode, Julie et Margo discutent avec Antoine des enjeux politiques, culturels et religieux de la vigne et du vin au Mexique sous domination espagnole, à l’époque moderne. Durée : 36 min. Source : (...)
▻https://episodes.castos.com/60c88ecb8244e2-60091627/e17c1cae-cb93-41a1-87b8-dc89bfbf9af0-DC-S2-ep1-VF.mp3
La farsa del confine
In Alta Val Susa, là dove molti percorrono le piste da sci di Claviere o d’estate passeggiano tra i boschi, altre persone aspettano il favore della notte per passare il confine che divide l’Italia dalla Francia. Qualcuno sfida la luce e si camuffa tra i turisti. Ma tutti rischiano la vita nel tentativo di scappare dagli occhi attenti della polizia francese. Per i pochi fortunati che riescono a passare, tanti altri, almeno una volta, vengono respinti indietro, verso l’Italia. Il limbo della frontiera è fatto di attesa e paura per chi vuole raggiungere parenti e amici in altri Paesi europei, oppure scappa ancora in cerca di diritti. È nel muro invisibile tra Italia e Francia che si ripete da anni la farsa del confine. “Limbo - Le vite sospese di chi si fa migrante” è un podcast scritto da Silvia Baldetti e Luca Rondi. È prodotto da Engim Internazionale in collaborazione con Altreconomia nell’ambito di SEMI - Storie, Educazione, Migrazioni e Impegno, finanziato dall’Unione Europea, attraverso la regione Piemonte nel contesto del progetto Mindchangers – Regions and Youth for Planet and People. I contenuti non riflettono necessariamente le posizioni dell’Unione Europea e di chi è intervenuto nel podcast come ospite. Hanno collaborato Francesca Prandi e Daniela Pizzuto. Il montaggio è a cura di Border Radio con la collaborazione di Silvia Baldetti. Mix, master e composizione colonna di Raja Scudella.La sigla è di Federico Sgarzi.
▻https://open.spotify.com/episode/25UgHDMVRJU9EeUZyWKWDA?si=259a80a8603c42bf
#Val_de_Suse #Italie #France #migrations #asile #réfugiés #frontière_sud-alpine #frontières #Claviere #Montgenèvre #Oulx #Diaconia_Valdese #rifugio_Massi #PAF #gardes-frontière #Briançon #Hautes-Alpes #refoulements #Fréjus #refus_d'entrée #push-backs
#podcast #audio #militarisation_des_frontières #farce #risques #décès #mourir_aux_frontières #morts_aux_frontières #contrôles_systématiques_aux_frontières
Min. 23’18 : on cite la base de données sur les mort·es aux frontières alpines que Sarah Bachellerie et moi-même avons compilé à l’occasion de la contre-enquête pour Blessing :
▻https://www.borderforensics.org/fr/investigations/la-mort-de-blessing-matthew-une-contre-enquete-sur-la-violence-aux-
L’#asile au prisme du #terrorisme
Un dernier épisode sur les évolutions récentes des pratiques juridiques en matière de droit d’asile en France en lien avec le terrorisme, et en particulier le traitement politique et médiatique de ce que l’on a appelé, à tort ou à raison, la "#question_tchétchène".
Autour du témoignage, à Paris puis à Grenoble où il est aujourd’hui assigné à résidence, d’un jeune homme tchétchène accusé de terrorisme et l’analyse de son avocate Lucie Simon – mise en perspective par un professeur de droit public (Thibaut Fleury-Graff) et une historienne spécialiste de la Russie contemporaine (Anne le Huérou) –,ce dernier épisode est consacré à la question des rapports entre droit d’asile et terrorisme.
Que ressent un jeune homme qui a grandi en France face à la menace d’#expulsion qui plane sur lui ; “Étant arrivé en France à seulement sept ans, devoir me justifier sur des choses de mon pays d’accueil, c’est très compliqué. C’est vraiment dur de se dire qu’il faille se justifier. Parce que j’ai grandi en France et je suis allé à l’école en France. J’ai tout vécu en France. En réalité, si on regarde bien, ma vie a commencé en France, ce n’était pas vraiment une vie avant cela. Donc devoir se justifier, oui, à ce sujet-là, c’est plutôt compliqué.”
Quelle évolution récente de l’accueil des personnes réfugiées en France au prisme du terrorisme ? Qu’est-ce qu’une note blanche que l’avocat Gilles Piquois qualifie “d’insupportable” et “de #bobard_politique” ? Et dans quelle mesure ce document discrétionnaire des #services_de_renseignement joue-t-il dorénavant un rôle décisif dans l’examen des demandes d’asile formulées auprès de la Cour Nationale du Droit d’Asile (#CNDA) ?
Plus spécifiquement, peut-on parler d’une #stigmatisation des ressortissants tchétchènes depuis l’assassinat de #Samuel_Patty (octobre 2020) et les affrontements de Dijon (juin 2020) ? Qu’est-ce que l’affaire dite "#Gadaev" ?
Et enfin, dans quelle mesure peut-on dire, comme l’affirmera Gilles Piquois, que l’importance de la défense du droit des étrangers revient en fin de compte à prendre la défense des droits et du droit plus largement ? En effet, il alerte : “Attention, un train peut en cacher un autre. Il est bien clair que le droit des étrangers est un #laboratoire de ce qui nous attend après nous, les nationaux. On commence les saloperies sur les étrangers et ensuite, ce ne sont plus que les étrangers qui en sont victimes. Et ça, on peut vous démontrer que ça existe, et que ça a toujours existé. C’est pour ça que défendre les #droits_des_étrangers, ce n’est pas un altruisme totalement d’une autre planète, c’est au contraire la défense de nos droits. Nos droits sont les mêmes, il n’y a pas de différence entre national et étranger et c’est la #défense_des_droits et du droit qui doit absolument être menée avec fermeté.”
▻https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/lsd-la-serie-documentaire/l-asile-au-prisme-du-terrorisme-9657805
–—
Où Me Lucie Simon raconte de la résistance d’un steward (à partir de la min 13’20) :
« On a un steward, en civil, qui était en passager sur le vol, qui est venu nous voir de lui-même et qui nous a dit : ’J’ai compris, je vais appeler le commandant de bord’. C’est là où on a à nouveau foi en l’humanité, parce qu’on voit ce commandant de bord qui arrive et qui nous dit : ’Moi, je fais du transport de passagers, je ne fais pas du transport de bétail’. Et il ajout qu’il n’est pas dans son avion et il ne montera pas dans son avion. »
–-> ajouté à la métaliste sur la #résistance de #passagers (mais aussi de #pilotes) aux #renvois_forcés :
►https://seenthis.net/messages/725457
#Djakhar #anti-terrorisme #justice #droit_d'asile #migrations #réfugiés #CRA #rétention #détention_administrative #réfugiés_tchétchènes #podcast #audio #renvois
Une série de 8h : Variations Glenn Gould
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-1-8-un-petit-gars-de-toronto-1932-1947-6292205
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-2-8-l-eternel-adolescent-1947-1955-5457472
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-3-8-vers-la-gloire-1955-1959-2427893
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-4-8-vers-la-retraite-1959-1964-5861684
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-5-8-portrait-de-l-artiste-en-naufrage-6753878
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/variations-glenn-gould-6-8-au-royaume-du-disque-1964-1966-7309856
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/voyages-en-solitude-1966-1975-7784841
▻https://www.radiofrance.fr/francemusique/podcasts/variations-glenn-gould/le-douloureux-chemin-de-l-extase-1975-1982-6213998
#musique #musique_classique #piano #Glenn_Gould #audio #radio #podcast #France_Musique
Retour sur 95 années de musique dans Gallo Vault Sessions
▻https://pan-african-music.com/gallo-vault-sessions
Le label sud-africain Gallo Music lance une nouvelle série en six parties sur l’histoire de la musique africaine. Des années 1930 jusqu’à aujourd’hui, cette série explore les histoires derrière le gigantesque catalogue du label.
Life in soil: The psychology of soil in California
Isabelle Legeron travels to California, a part of the world whose soil holds a complex history. She meets the indigenous Californians reviving ancestral methods of tending to the land, and the soil scientists exploring the impact of colonisation and agriculture on the soil of the Golden State.
With indigenous Californian land steward Redbird (Pomo/Paiute/Wailaki/Wintu), director of the California Indian museum Nicole Lim (Pomo), indigenous ecologist Dr Melissa Nelson (Anishinaabe/Métis/Norwegian), indigenous educator Sara Moncada (Yaqui/Irish), professor Paul Starrs (USA) and soil scientists Suzanne Pierre (India/Haiti/USA), Kenzo Esquivel (Japanese/Mexican/USA) and Yvonne Socolar (USA).
▻https://www.bbc.co.uk/sounds/play/w3ct43cn
#sol #terre #Californie #peuples_autochtones #colonisation #colonialisme #géographie_du_vide #paysage #agriculture #maïs #USA #Etats-Unis #végétation
#podcast #audio
ping @_kg_
Traditional Ecological Knowledge. Learning from Indigenous Practices for Environmental Sustainability
This book examines the importance of #Traditional_Ecological_Knowledge (#TEK) and how it can provide models for a time-tested form of sustainability needed in the world today. The essays, written by a team of scholars from diverse disciplinary backgrounds, explore TEK through compelling cases of environmental sustainability from multiple tribal and geographic locations in North America and beyond. Addressing the philosophical issues concerning indigenous and ecological knowledge production and maintenance, they focus on how environmental values and ethics are applied to the uses of land.Grounded in an understanding of the profound relationship between biological and cultural diversity, this book defines, interrogates, and problematizes, the many definitions of traditional ecological knowledge and sustainability. It includes a holistic and broad disciplinary approach to sustainability, including language, art, and ceremony, as critical ways to maintain healthy human-environment relations.
▻https://www.cambridge.org/core/books/traditional-ecological-knowledge/85A275CF02E0631B7DD59EC8D4561734
The Critical Ecology Lab is group of people using their skills—lived experience, scientific training, and creative practice— to ask questions and inform others about how the invisible, unjust systems shaping our lives have brought about the current environmental crises.
L’histgeobox possède désormais son podcast.
▻https://anchor.fm/blottire/episodes/Les-Dust-Bowl-ballads-de-Woody-Guthrie-e1n8be9/a-a8crv50
Trois épisodes dispo :
> La Butte rouge de Montéhus
> Les Dust Bowl Ballads de Woody Guthrie
> La protestation musicale des Afro américains contre la guerre du Vietnam
La publicité audio à l’assaut du jeu mobile
▻https://www.lefigaro.fr/medias/la-publicite-audio-a-l-assaut-du-jeu-mobile-20220913
Les joueurs sur smartphone sont habitués aux vidéos publicitaires qui hachent leurs parties. Avec les spots audio, Gadsme espère proposer une expérience moins intrusive, à condition qu’elle soit utilisée de manière fine. Pas question de lancer une publicité audio alors que le joueur essaye de battre un ennemi coriace... « Notre technologie permet aux développeurs de déclencher le spot audio dans des zones de jeu bien précises, et de prévenir le joueur en amont. Le niveau sonore sera similaire à celui du jeu », explique le PDG.
#jeu_vidéo #jeux_vidéo #business #gadsme #odeeo #audiomob #audio #publicité #mobile #guillaume_monteux #ubisoft #targetspot #iab #voodoo #tilting_point
Nous, les exilés (sur Briançon et la situation dans les #Hautes-Alpes)
–-> série : Là où se cristallisent les questions d’aujourd’hui
#Didier_Fassin (interviewé aux Terrasses solidaires, où il exerce bénévolement en tant que médecin et est présent en tant que chercheur) :
(à retranscrire :-))
–-
Didier Fassin :
« Des visages fatigués, épuisés. Des regards qui contiennent presque toujours au moins une lueur d’espoir. Malgré les épreuves déjà traversées. Elles et ils … sont environ 80 millions. 80 millions, soit un peu plus d’1% de la population mondiale. Eux, ce sont les exilés d’aujourd’hui. Dans un monde sous haute tension, personne n’est à l’abri. Vous, moi, nous serons peut-être les exilés de demain. En attendant, là maintenant : comment accueillir ces personnes qui arrivent dans nos régions ? Quelle hospitalité sommes-nous prêts à leur réserver ? Quels dispositifs établir aux frontières ? Et faut-il craindre le fameux appel d’air ? Ces questions, nous allons les déplier en altitude, du côté de Briançon, là où des exilés traversent la montagne au péril de leur vie. »
Avec Isabelle Lorre (la coordinatrice du programme « migrations frontière transalpine » à Médecins du Monde sur Briançon), Sylvain Eymard (gestionnaire de l’association « Les Terrasses solidaires »), Didier Fassin (anthropologue, sociologue et médecin français. Il est professeur à l’Institute for Advanced Study de Princeton et directeur d’études à l’École des hautes études en sciences sociales à Paris), Jean Gaboriau (l’un des responsables de « Refuges solidaires »), Stéphanie Besson (cofondatrice du mouvement citoyens « Tous migrants » et autrice de « Trouver refuge : histoires vécues par-delà les frontières » chez Glénat), Agnès Antoine ( membre de “Tous migrants”), deux gendarmes et quelques exilés.
▻https://www.rtbf.be/auvio/detail_passe-montagne-la-ou-se-cristallisent-les-questions-d-aujourd-hui?id=291
#podcast #audio #asile #migrations #réfugiés #montagne #Alpes #Briançon #hospitalité #Briançonnais #Hautes-Alpes #Terrasses_solidaires #militarisation_de_la_frontière #risques #chasse_à_l'homme #chutes #traque #tiers-lieu #santé #blessures #efficacité #non-efficacité #spectacle #Didier_Fassin #spectacularisation #performance #inhumanité #inhumanité_institutionnalisée #inhumanité_d'Etat
ping @_kg_
Face au monde-machine — avec PMO - Floraisons
►https://floraisons.blog/face-au-monde-machine
@pmo à l’oral dans un immense entretien de 9h environ, en 19 épisodes de 30min (chaque vendredi soir)
Plus humain et moins amers qu’en écrit
Face au monde-machine est une série de podcasts avec les Grenoblois de Pièces et main d’œuvre (PMO). Plongez dans la riche aventure intellectuelle et historique de l’écologie anti-industrielle grâce à cet entretien techno-critique au long cours.
Depuis vingt ans, Pièces et main d’œuvre ont publié une quinzaine de livres. Pour tout écologiste attaché à la nature et à la liberté, leur travail est aussi important que passionnant. Afin d’en rendre compte correctement, il nous fallait un format un peu plus grand que d’habitude. Voilà pourquoi, au mois de juillet 2022, nous sommes allés discuter trois fois avec PMO à Grenoble, au Chimère Café – que l’on remercie pour l’accueil. Nos entretiens sont restitués ici sous forme de feuilleton.
Pour PMO « la technocratie est la classe du savoir, de l’avoir et du pouvoir produite par le capitalisme industriel pour révolutionner constamment les produits, services et moyens de la puissance ». Et « le transhumanisme est l’idéologie de la technocratie à l’ère des technologies convergentes, et à l’avènement du règne machinal ». Mais pour bien comprendre tout cela, il faut du temps. Au cours des différents épisodes, nous ferons connaissance avec PMO, avec leur méthode de travail. Nous ferons plusieurs voyages dans le temps, dans l’histoire de l’industrialisation de Grenoble, celle de la volonté de puissance, de l’eugénisme, du transhumanisme, de « l’emballement des technologies convergentes nous mènant au règne machinal et à l’incarcération de l’homme-machine dans le monde-machine ». Préparez-vous, il y a beaucoup à explorer ensemble.
*
Un nouvel épisode chaque vendredi soir
Épisode 1. Du monde à l’immonde
Présentation de Pièces et main d’œuvre. Étrange sentiment d’être en exil dans sa propre ville. Les choses n’ont pas toujours été telles qu’elles sont, qu’est-ce qui les fait changer si vite ? Le sentiment de la nature et de sa disparition. Comprendre ce qui se passe, pour peut-être y pouvoir quelque chose.
►https://d3ctxlq1ktw2nl.cloudfront.net/staging/2022-7-14/0131bee0-073f-61a2-bc3e-3fa321c0fada.mp3
Le Trafiquant (1/8) | ARTE Radio
▻https://www.arteradio.com/son/61673064/le_trafiquant_1_8
Où planquer son produit, comment se jouer des frontières, comment semer les flics en filature… Né dans une famille de bandits corses, Milou a passé sa vie au sommet de la voyoucratie. De son enfance pauvre à la Belle de Mai jusqu’à ses années dans la French Connection, il raconte tout. 8 épisodes à suivre pour un récit puissant et addictif.
#documentaire #audio #arte_radio #mafia #french_connection #drogue #héroïne #trafic_de_drogue #années_60 #années_70 #Marseille
#Disasters : Deconstructed Podcast
Reflecting on human society from diverse disciplinary and ideological perspectives to understand the root causes of disasters.
▻https://disastersdecon.podbean.com
#catastrophes #audio #podcast #causes #sciences_sociales #déconstructivisme #déconstruction #ressources_pédagogiques
Le #blanchiment de la #peau
Dans le quartier de Château Rouge à Paris, on se cache toujours pour acheter les produits à base d’#hydroquinone destinés à blanchir la peau et réputés pour leur #toxicité. Aminata a commencé à l’âge de 18 ans et raconte une quasi addiction.
▻https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/les-pieds-sur-terre/le-blanchiment-de-la-peau-6026082
#audio #podcast #santé #corps
Surchauffe au cœur de la machine nucléaire : la série podcast
▻https://radioparleur.net/2022/07/13/surchauffe-au-coeur-de-la-machine-nucleaire-la-serie-podcast
La dernière série documentaire réalisée par Basta ! et Radio parleur s’intéresse à nos centrales nucléaires. Elle nous entraîne au cœur de ces installations gigantesques, aux côtés des travailleur·ses qui s’activent, chaque jour, pour produire notre électricité. Les centrales françaises et les matériaux qui les composent vieillissent. Sur 56 réacteurs en activité, 11 ont dépassé les […] L’article Surchauffe au cœur de la machine nucléaire : la série podcast est apparu en premier sur Radio Parleur.
Voyage au Chili : La constitution d’un espoir
▻https://radioparleur.net/2022/07/27/chili-constitution-espoir
Fin 2019, les manifestations de « l’Estallido Social » secouaient le Chili. 3 ans plus tard, la colère a abouti sur un mouvement politique inédit avec l’élection de Gabriel Boric et la création d’une assemblée constituante qui doit remplacer le texte actuel rédigé sous la dictature. Le nouveau gouvernement de gauche, limité par l’héritage de Pinochet, place […] L’article Voyage au Chili : La constitution d’un espoir est apparu en premier sur Radio Parleur.
#Sahel et #Sahara, une emprise française
Alors que l’#opération_Barkhane menée par la France au Sahel et au Sahara touche à sa fin, l’historienne #Camille_Lefebvre revient sur l’histoire de la colonisation de ces régions par les forces militaires françaises au début du XXe siècle.
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La présence militaire française au Sahel semble remise en cause. Elle avait été décidée en 2013 par François Hollande, alors chef de l’État, afin de protéger ces régions contre les assauts terroristes des djihadistes venus du Nord, à partir du Sahara. Mais l’#opération_Serval, devenue Barkhane en 2014, et qui a déployé plus de 5 000 soldats français dans la région, serait vouée à toucher, à terme proche, à sa fin. « La France ne peut pas se substituer, a dit Emmanuel Macron, à la stabilité politique et au choix des États souverains ».
Chez nous, l’approbation donnée par l’opinion à l’engagement de nos armées s’effrite, si l’on en croit les sondages. Ce désamour se nourrit notamment de la constatation que l’impopularité de la présence française grandit parmi les populations des pays concernés, ce qui provoque chez certains de nos compatriotes un sentiment d’ingratitude.
Dans le même temps il se répand sur place, notamment parmi la jeunesse, le thème d’une nouvelle colonisation qui ne dirait pas son nom et qui dissimulerait sa perversité sous les oripeaux d’une fausse solidarité.
Ce rebond d’une époque à l’autre incite à aller rechercher en arrière ce que furent la colonisation du Sahara et du Sahel, sa nature propre, ses ressorts et ses procédés. Il s’agit de débusquer et de délimiter les éventuelles ressemblances et aussi de comprendre pourquoi cette #mémoire conserve tant d’importance, sur place, aujourd’hui.
Cette émission a été diffusée une première fois le samedi 4 décembre 2021.
Pour en parler
Pour éclairer cela, nous disposons depuis peu du beau livre que Camille Lefebvre, directrice de recherches au CNRS, consacre au moment spécifique où, au début du XXe siècle, une force militaire française envahit deux villes puissantes du Sahara et du Sahel, Agadez et Zinder. Les incompréhensions entre deux mondes soudain mis face à face s’y révélèrent déjà violemment. Il se peut bien qu’elles durent toujours.
▻https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/concordance-des-temps/sahel-et-sahara-une-emprise-francaise-0-7388960
#France #colonisation #colonialisme #occupation #histoire #colonialisme_français #armée #armée_française
#podcast #audio
Des pays au crépuscule
Camille Lefebvre nous immerge dans les premiers temps de la colonisation et redonne vie aux mondes qui s’enchevêtrent alors, pour nous aider à saisir comment s’est peu à peu construite la domination coloniale.
Au début du xxe siècle, quatre-vingts militaires français accompagnés de six cents tirailleurs envahissent deux puissantes villes du Sahara et du Sahel. La France, comme plusieurs autres pays européens, considère alors les territoires africains comme des espaces à s’approprier. Elle se substitue par la force aux gouvernements existants, au nom d’une supériorité civilisationnelle fondée sur le racisme.
Depuis le cœur de ces deux villes, grâce à une documentation exceptionnelle, Camille Lefebvre examine comment s’est imposée la domination coloniale. Militaires français, tirailleurs, mais aussi les sultans et leur cour, les lettrés et les savants de la région, sans oublier l’immense masse de la population, de statut servile ou libre, hommes et femmes : tous reprennent vie, dans l’épaisseur et la complexité de leurs relations. Leur histoire révèle la profondeur des mondes sociaux en présence ; elle retisse les fils épars et fragmentés des mondes enchevêtrés par la colonisation.
Les sociétés dans lesquelles nous vivons, en France comme au Niger, sont en partie issues des rapports de domination qui se sont alors noués ; s’intéresser à la complexité de ce moment nous donne des outils pour penser notre présent.
▻https://www.fayard.fr/histoire/des-pays-au-crepuscule-9782213718101
Sauver la #nuit. Comment l’#obscurité disparaît, ce que sa disparition fait au vivant, et comment la reconquérir
Que voyons-nous lorsque, le soir venu, nous levons les yeux vers le ciel ?
Pour la plupart d’entre nous, habitants des villes et alentour, pas grand-chose. Les occasions de s’émerveiller devant une voûte céleste parsemée d’étoiles sont de plus en plus rares.
Aujourd’hui, la Voie lactée n’est plus visible pour plus d’un tiers de l’humanité. Plus de quatre-vingts pour cent de la population mondiale vit sous un ciel entaché de pollution lumineuse, une pollution qui, à l’échelle mondiale, ne cesse de s’accroître. Chaque soir, en France, ce sont onze millions de lampadaires qui s’allument ; chaque jour, plus de trois millions et demi d’enseignes lumineuses, sans compter les millions de lumières bleues de nos divers écrans rétroéclairés.
Or, au-delà de l’appauvrissement de notre relation au ciel – une relation qui nourrit, depuis toujours, nos représentations du monde –, on connaît désormais les effets négatifs de la #lumière_artificielle sur l’environnement et la santé. Érosion de la #biodiversité, dérèglement de notre #rythme_biologique, perturbation de nos #rythmes_de_sommeil, etc. Éteindre les #lumières est un geste non seulement esthétique, mais aussi écologique et sanitaire.
« Nous laissera-t-on un ciel à observer ? » s’inquiétaient déjà les astronomes amateurs dans les années 1970. Samuel Challéat retrace l’histoire de la revendication d’un « #droit_à_l’obscurité » concomitant au développement urbain et décrit la manière dont s’organise, aujourd’hui, un front pionnier bien décidé à sauver la nuit.
▻http://www.premierparallele.fr/livre/sauver-la-nuit
#santé #pollution_lumineuse
#livre
Il était une fois la nuit
Aujourd’hui, qui d’entre nous a encore la chance de pouvoir contempler un #ciel_étoilé ? L’#urbanisation galopante et la généralisation de l’#éclairage_artificiel menacent de réduire la nuit comme une peau de chagrin. A travers des photos empreintes d’onirisme et de poésie, accompagnées de textes riches et accessibles, cet ouvrage livre un vibrant plaidoyer esthétique et raisonné pour la préservation de la nuit. Il permet aussi de découvrir l’importance méconnue de l’obscurité pour la faune et la flore sauvage, mais aussi pour nous les humains.
Photographe mêlant approche particulièrement artistique et engagement contre la pollution lumineuse, Carole Reboul célèbre avec ce livre la beauté du ciel et des paysages nocturnes. Elle témoigne aussi des initiatives qui se multiplient tout près de chez nous comme à travers la planète pour redonner à la nuit toute la place qui lui revient.
▻https://boutique.salamandre.org/il-etait-une-fois-la-nuit.pdt-1221
Le ciel étoilé, un espace en voie de disparition ?
Ou comment nous avons perdu le contact avec les étoiles et la voie lactée !
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Qui n’a pas gardé en mémoire des souvenirs de ciel étoilé, de moment suspendu où le sentiment d’être en osmose avec l’univers prenait l’ascendant sur nos vies urbanisées ? Un moment de partage avec l’univers, doublé souvent d’une reconnexion à la nature.
Mais aujourd’hui, force est de constater que nous avons perdu l’habitude de l’alternance entre le jour et la nuit, un rythme pourtant naturel et nécessaire au monde du vivant. La pollution lumineuse a pris le dessus, avec des conséquences non seulement sur la faune, la flore, les écosystèmes, mais aussi sur la santé humaine.
Pourquoi devrions-nous protéger l’obscurité et le ciel étoilé ? Quels en sont les principaux perturbateurs ? Comment la sauvegarde de la nuit est-elle encore possible ?
Réponse avec Samuel Challéat, auteur du livre Sauver la nuit, édité chez Premier Parallèle.
Et Carole Reboul, photographe de la vie sauvage, physicienne de formation, auteure du livre Il était une fois la nuit paru aux éditions Salamandre.
▻https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/de-cause-a-effets-le-magazine-de-l-environnement/le-ciel-etoile-un-espace-en-voie-de-disparition-dcae-5221483
Hier soir, nuit des étoiles en famille : on a trouvé un col à 900m d’altitude qui domine la plaine du sud-ouest, donc correctement orienté au nord-nord-est.
Bon, déjà, 23°C et du vent, c’est très très appréciable. Ensuite, voir un peu les étoiles après un an de ville, aussi. On a raté l’extinction de 23h de Tarbes : une partie des rues de la ville ne sont plus éclairées à partir de ce moment là depuis début juillet (oui, on a une équipe municipale de droite 🤷♀️).
Côté étoiles, entre le soleil et la pleine lune, trop de luminosité pour voir la voie lactée. De toute manière, c’est mieux de regarder vers le sud pour ça, donc il nous faudra un autre col. Par contre, on a eu de l’étoile filante, dont une bien grosse qui a duré dans les 2 sec., avec la trainée jaune et tout.
Après, on était au milieu d’un troupeau de vaches. C’est marrant, le soir, elles regardent toutes le soleil se coucher. Ensuite, elles se regroupent et se couchent, sauf les veaux qui faisaient les cons dans le noir (à notre grande frayeur !). Ça a beuglé dans le troupeau et les jeunes ont rejoint les autres.
En ville, on a traversé les quartiers éteints. Ça ne dégage pas spécialement la vue du ciel, il y a encore trop de rues allumées, surtout avec des lampadaires trop hauts et trop lumineux. Par contre, ça touche essentiellement des quartiers résidentiels et on a eu une pensée pour les femmes qui habitent dedans et qui ont clairement un couvre-feu imposé : c’est bien bien noir. Pareil pour les cyclistes qui deviennent invisibles. Et pour les chats, habitués à ce que les coins sombres soient des coins sans circulation…
En #Turquie, la #dissidence a une voix de femme
Alors que le régime du Président #Recep_Tayyip_Erdogan réprime les avocats, les médecins, les journalistes, les Kurdes, la communauté LGBT… les femmes donnent de la voix dans la rue, les médias et sur les réseaux sociaux.
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Invisibles sur le marché du travail, elles sont quantité négligeable au gouvernement, avec deux ministres femmes sur seize, et, à peine plus visible au Parlement, avec 17 % de députés femmes. Fortement incitées à mettre au monde trois enfants minimum, mariées à leurs violeurs, harcelées, trainées devant la justice, régulièrement emprisonnées et rouées de coups pour un tweet, le régime fait tout pour étouffer leur désir d’émancipation.
Elles ont beau être systématiquement qualifiées de terroristes dès lors qu’elles expriment un avis contraire à celui du gouvernement, les gaz lacrymogènes ne les font pas taire. Elles sont à la pointe de la dissidence qui dépasse les clivages entre religieuses et laïques, et inclut dans ses rangs des femmes conservatrices, ayant voté ou non pour l’AKP. Zynep Duguy témoigne du ralliement toujours plus nombreux de femmes de toutes catégories sociales et religieuses dans les manifestations : “Auparavant, les femmes musulmanes ne participaient pas aux manifestations, mais maintenant on en voit de plus en plus. Il y a aussi des femmes de différentes classes sociales qui y viennent. C’est devenu un lieu où même les femmes de ménage sentent qu’elles ont leur place. Alors, elles viennent manifester, parce que désormais, avec la crise, la charge économique pèse encore plus sur les épaules des femmes. La crise économique ainsi que toutes les politiques prohibitives ont poussé les femmes à se rassembler. Elles sont de plus en plus nombreuses aux opinions et aux identités différentes, issues de tous les milieux sociaux.”
Ipek Bozkurt, explique l’importance de ces manifestations pour les femmes : “L’espace public donne aux femmes et à toutes les minorités une chance de se connecter, de discuter de leurs problèmes et de produire de la solidarité. Face à ce système qui veut nous faire croire que nous sommes seuls face à nos soucis individuels. L’occupation de l’espace public est certainement la condition nécessaire à l’émancipation des femmes. “
Peut-être est-ce pour cette détermination infaillible que les femmes font peur aux hommes au pouvoir en Turquie. Cette peur expliquerait la décision du président Recep Tayyip Erdogan, décrétée en mars 2021 de faire sortir la Turquie de la Convention d’Istanbul, un traité international qui engage les signataires à prendre des mesures contre les violences faites aux femmes.
Une décision de se retirer de la Convention qui est très politique pour Ipek Bozkurt :"Le taux de féminicides est en corrélation avec celui des inégalités de genre. Les hommes turcs savent qu’ils peuvent s’en tirer avec peu ou pas de punition s’ils tuent ou blessent une femme, et que ce ne sera pas la fin de leur vie. Cette confiance dans le système vient de ces politiques qui ne protègent pas les femmes. En décidant de se retirer de la Convention d’Istanbul ils rendent possible la violence et la favorisent. Voilà pourquoi c’est politique”.
Des dizaines de milliers de manifestantes sont alors descendues dans la rue pendant plusieurs semaines à travers la Turquie pour protester contre cette décision. Depuis, la mobilisation continue et leurs combats transversaux se rejoignent sur la place publique pour dénoncer les politiques économiques, sanitaires, les violences faites aux femmes, et la répression envers les minorités kurdes ou LGBT.
Ensemble elles crient, elles rient, elles pleurent, elles chantent face à la Police. Et ce mouvement puissant et courageux fait peur aux hommes comme l’explique Zeynep Dupuy : “Il fait peur à Erdogan, à l’ensemble du parti de l’AKP et au-delà à la majorité des hommes hétérosexuels. Ils craignent les femmes turques en Turquie. Même dans les périodes les plus dures où personne n’avait le droit de sortir dans la rue, les organisations de femmes n’ont pas cessé de manifester. Malgré de multiples intimidations, les femmes sont encore dans la rue et je suis sûre qu’ils ont peur des femmes, car ils nous voient comme dangereuses”.
Une affirmation que soutient aussi Fatma Cetinkaya : “Le gouvernement a très peur des femmes, et c’est tant mieux. Qu’il tremble ! Si les femmes font entendre leur voix, croyez-moi, ce gouvernement patriarcal ne tiendra pas.” Néanmoins, elle rappelle que le combat est loin d’être fini : “Nous devons crier plus fort encore pour nous faire entendre. Si les femmes font entendre leur voix, elles ne seront plus persécutées à la maison. Si les femmes font entendre leur voix, elles ne seront plus tuées. Si elles se taisent, elles seront reléguées au second plan. Les femmes doivent faire entendre leur voix. Et je serai de tous les endroits où les femmes feront entendre leur voix”.
Un documentaire de Pauline Maucort, réalisé par Julie Beressi.
Avec :
#Zeynep_Duguy, féministe musulmane, militante des droits humains, activiste sur tweeter et dans la rue
#Ipek_Bozkurt, avocate pour la plateforme Stop aux féminicides
#Fatma_Çetinkaya, mère de famille dénonçant la vie chère et harcelée sur les réseaux sociaux
#Filiz_Demiral, mère d’une jeune femme victime de féminicide
▻https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/lsd-la-serie-documentaire/en-turquie-la-dissidence-a-une-voix-de-femme-9890171
#femmes #résistance #répression #religion #féminisme #Erdogan #liberté #dette #pauvreté #inégalités
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Quincy Jones, Give me the Q : podcast et émission en replay | FIP
▻https://www.radiofrance.fr/fip/podcasts/quincy-jones-give-me-the-q
Au mois d’août 2022, Fip propose à ses auditeurs d’explorer les rivières musicales de Quincy Jones grâce à ce nouveau rendezvous porté par Jane Villenet.
Au mois d’août, Fip propose à ses auditeurs d’explorer les rivières musicales de Quincy Jones grâce à ce nouveau rendez-vous porté par Jane Villenet. Voix de Fip depuis 45 ans, figure historique de la radio musicale, l’animatrice a choisi, avant son départ de l’antenne, de livrer un récit inédit autour de la vie de Quincy Jones.
Quincy Jones : du ghetto au gotha
Cette série « Quincy Jones, Give me the Q ! », est une plongée dans le destin gargantuesque d’un homme passé du ghetto au gotha par la seule force de son talent.
Diffusées du lundi 1er au vendredi 26 août, les auditeurs découvriront l’ascension de ce prodige de la musique. Un récit musical et historique largement inspiré par l’autobiographie de Quincy Jones, traduite aux éditions du Cherche Midi par Mimi Perrin, pianiste de l’univers de l’artiste.
Trompettiste, arrangeur, compositeur, visionnaire, producteur ou encore faiseur de rois, Quincy Jones est l’un des plus grands « influenceurs » de l’histoire du XXe siècle. Du bebop au hiphop en passant par la pop, le natif de Chicago a vécu mille et une vies discographiques. De Ray Charles à Michael Jackson, en passant par New York et Hollywood, chaque épisode est l’occasion d’explorer l’histoire personnelle de Quincy Jones et celle de la musique du XXe siècle. Il aura 90 ans l’année prochaine et s’il y a bien un musicien qui incarne l’éclectisme de FIP, c’est lui.
#musique #Quincy_Jones #FIP #audio #radio #documentaire #podcast #Jane_Villenet