Tiré de: Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002
(sorry, en italien...)
«C’erano tanti ragazzi nerovestiti et strafottenti che sventravano, chirurgicamente, la piazza: via il pavimento, via le protezioni di ferro delle aiuole. ’Questa è la nostra piazza, andatevene di qua’, diceva un sindacalista. Ma loro non capivano, sembravano tutti stranieri. Mi capiterà diverse volte, anche lungo il corteo del giorno dopo, di assistere a scene come questa: questi Black Bloc venivano cacciati da tutti, tranne che dalla polizia»
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, p.37.
"Poi la farsa dei Black Bloc fu evidente per tutti. O almeno per tutti quelli che hanno voluto vederla. Giuliano mi dice: «I violenti sono stati costruiti dallo Stato». E Haidi: «I Black bloc, quelli veri, o i Casseurs, comunque sfasciano vetrine, non teste: in questa nostra società consumistica si tende a confondere la scala dei valori: un’auto bruciata non vale la vita di una persona, nemmeno i suoi denti o le sue costole’. Non è un caso che la relazione semestrale dei servizi di sicurezza parla apertamente di elementi neonazisti e di estrema destra camuffati da Black Bloc. Allora: perché non ne è stato arrestato neanche uno? ’Io una risposta ce l’ho’, dice Giuliano. ’Non lo hanno fermato perché avrebbero avuto l’imbarazzo di riconoscerlo’. C’erano tante telecamere in quei giorni, qualcuno ha filmato scene come questa: il giovane vestito di nero lancia un sasso e poi un altro sulle vetrine, poi parlotta con le Forze dell’Ordine e poi torna al suo lavoro di demolizione senza che nessuno lo fermi. Parliamo di strane contiguità. Perché Fini e altri esponenti di Alleanza Nazionale si trovavano presso la caserma San Giuliano, la caserma operativa? ’Per solidarietà, hanno detto alla Commissione d’indagine. Ma solidarietà a chi e perché alle nove del mattino? Solidarietà per quello che sarebbe successo? Allora sapevano? E se la presenza del vice presidente del consiglio può avere una legittimità istituzionale, gli altri che ci facevano?’ Ecco, è importante che quanta più gente possibile sia a conoscenza di tutto ciò. Quanti per esempio sanno che il corteo dei ’disobbedienti’, quello attaccato in via Tolemaide, a freddo, era un corteo autorizzato che stava transitando in un percorso autorizzato, ancora lontano dalla linea rossa? Perché è stato attaccato con lacrimogeni e getti di acqua urticante? […] Perché non succede niente il 19 luglio? Non hanno organizzato una provocazione per quel giorno e dunque non succede niente e anzi qualcuno si sarà domandato perché fare arrivare a Genova 19’000 persone, 250 bare di plastica, lo svuotamento degli ospedali, lo svuotamento delle carceri: Per che cosa? Per stare qui a celebrare una festa? ’Per questo al mattino mettono in atto quello che hanno messo in atto e cioè i Black Bloc. Questa è la mia convinzione. Sarà difficile che venga fuori presto, ma io ho la speranza che anche questo mistero d’Italia venga chiarito’».
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, pp.39-41.
«’Verso le sei e mezza-sette accendo la televisione. Parlano di Genova, degli scontri. Passano le foto del dimostrante con l’estintore. Non voglio crederci, ma sono sicuro che il ragazzo in canottiera e passamontagna è Carlo. Riconosco anche il tatuaggio. Non dico niente. Elena si avvicina e vede il corpo sull’asfalto: sembra mio fratello, dice. No, dico subito io, come fai a dirlo. Ma dentro stavo già male».
Racconta Elena:
’Non mi sono tranquillizzata per niente. Comincio a telefonare a Carlo, il suo cellulare è spento. Chiamo i miei, non sanno niente, anzi mia madre à convinta che si tratti di un ragazzo spagnolo: ’Pensa quella mamma, stasera, poverina’, mi dice. Andiamo a cena, con lo stomaco chiuso e continuiamo a chiamare il cellulare di Carlo. Alle nove finalmente Fabrizio trova il segnale libero. Mi passa il telefono. Risponde una voce di uomo, sento chiaramente che mi risponde lo fa da una stanza, si sente il rimbombo della voce. Mi chiede chi sono, io chiedo di Carlo e mi risponde dicendo di essere un amico a cui Carlo ha prestato il cellulare, che non può passarmelo perché è più avanti, che a Genova (’ha sentito signora?’) c’è stata un po’ di confusione. Mi dice di lasciare il mio numero che appena lo raggiunge mi fa chiamare. Due minuti è durata la telefonata, due minuti per dire una bugia irripetibile. A quel punto, se davvero non l’avevano ancora scoperto prima, sapevano perfettamente chi fosse Carlo: hanno aspettato fino alle 23 per dirlo ai miei’.
Prima lo hanno detto a Bruno Vespa, però, che durante la trasmissione Porta a Porta (erano le 22.30) ha dato la notizia in diretta, ha detto nome e cognome, ha aggiunto si tratta di un ragazzo con precedenti penali, che vive in strada, un punkkabestia. C’è Fini in studio quella sera, e Fini non ha nessun dubbio, emette la sua sentenza da uomo democratico e amante delle istituzioni: è stata certamente legittima difesa. Un estintore contro una pistola. ’Vorrei fare una prova’, sussurra Haidi, ’e sfidare qualcuno, una mattina, con una pistola, lasciando a lui l’estintore. Forse solo così, al di là delle parole, si mette la gente di fronte a un fatto concreto e forse può capire la differenza’".
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, pp.53-54.
«’La mia convinzione, al di là del momento della tragedia e quindi al di là della valutazione delle responsabilità individuali, è che le responsabilità vere siano da un’altra parte, da parte di chi ha diretto l’ordine pubblico con la funzione di criminalizzare un movimento e consentire una repressione che, pur quanto se ne dica, non ha avuto eguali nella storia della Repubblica. Certo, ci sono stati episodi ancora più drammatici per il numero di vittime, ma non è accaduto in questo modo, non così cercato, non così predeterminato e organizzato. Fino al 20 luglio 2001 avevamo visto scontri drammatici che avevano prodotto vittime in un modo assolutamente ingiustificato, ma che erano, in un certo senso il prodotto di uno scontro in piazza che nasceva tra manifestanti e Forze dell’Ordine. L’elemento di terrificante novità che ho visto a Genova è la fredda organizzazione a tavolino, ne sono convinto. E questa premeditazione è quello che caratterizza Genova come cosa nuova rispetto a tutto quello che è successo fino a oggi’».
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, p.61.
«Ci sono responsabilità individuali, certo, ma l’impressione in questi giorni è stata che molti individui abbiano agito dietro un ordine collettivo, e così, chi più chi meno, ha seguito le proprie frustrazioni affettive, sessuali o politiche, ha eseguito inseguendo la propria ignoranza o il proprio immaginario tv, quello del poliziotto extra duro che nei suburbi americani combatte da solo contro bande di assassini».
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, p.63.
«Poco prima, in corso Torino, era avvenuto un episodio analogo: un automezzo dei carabinieri era rimasto intrappolato, veramente intrappolato. Intorno manifestanti e Forze dell’Ordine. Gli occupanti del mezzo sono scesi e sono andati via, senza essere assaliti, con un minimo di protezione da parte di altri colleghi. Perché a piazza Alimonda non è stato possibile? Perché al gesto – visibilissimo in una foto – di un carabiniere che chiama i colleghi non arriva nessuno? Perché dal Defender non sparano subito in aria per liberarsi dall’attacco dei manifestanti? Non si vede nessuno avvicinarsi tanto da poter scagliare una pietra proprio sulla sommità della testa del giovane carabiniere Placanica, nel Defender, né tantomeno infilare una mano per manomettere la fondina e prelevare la pistola. Per questo le parole di Placanica risuonano sinistre per chi ha visto (sentito) la sua intervista andata in onda su Canale 5 alla fine di maggio: qualcuno lo tirava anche per i piedi, ha aggiunto, come se non bastasse tutto quello che già gli stavano facendo. ’Tu ripeti la stessa bugia finché quella bugia non diventa realtà. Berlusconi ha fatto scuola’, mi dice Haidi».
Haidi GIULIANI, Giuliano GIULIANI, Un anno senza Carlo, Baldini & Castoldi, 2002, p.70.
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